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Il tempo del governo tecnico della crisi, il tempo dell’austerity come “scelta obbligata”, è ormai concluso. Mai come ora è chiaro che le misure imposte dalla Troika sotto il segno di una necessità ineluttabile sono il prodotto della precisa scelta politica di trasformare l’Europa in uno spazio nel quale la precarietà del lavoro e della vita, la disoccupazione e l’occupabilità permanenti sono la condizione normale a cui sono destinati milioni di uomini e donne. Mai come ora l’Europa è l’orizzonte minimo della nostra azione politica. I risultati delle elezioni greche hanno fatto vacillare, sotto la spinta delle rivendicazioni sostenute dai movimenti negli ultimi anni, l’apparente inespugnabilità della Troika, hanno portato un nuovo vento d’incertezza e una tensione positiva all’interno della quale vogliamo far sentire la nostra voce.
Minacciando di tagliare il credito alla Grecia, la Banca Centrale Europea si è dimostrata ancora una volta parte attiva nel ricatto politico che usa il debito per impedire la realizzazione di punti di programma diversi rispetto al rigore monetario e alle politiche di precarizzazione. Ma è il nostro programma che intendiamo portare in Europa: un salario minimo europeo, un reddito di base e un welfare europei garantiti a tutti, un permesso di soggiorno europeo incondizionato e valido almeno due anni per i migranti. Con queste parole d’ordine le strikers e gli strikers che hanno animato lo sciopero sociale del 14 novembre raggiungeranno Francoforte, prendendo parte alle mobilitazioni organizzate dal coordinamento europeo Blockupy per contestare le politiche sostenute dalla BCE, una delle istituzioni che, attraverso la gestione della moneta, governano il regime dell’austerity. Il 18 marzo saremo anche noi di fronte alla nuova sede della Banca Centrale Europea per domandare: cosa avete fatto alla Grecia? Cosa state facendo dell’Europa? E non accetteremo una risposta tecnica qualsiasi.
Di fronte alla competizione tra i paesi europei e alle tendenze nazionaliste e xenofobe, gli strikers e le strikers porteranno a Francoforte punti di programma comuni che possano favorire la comunicazione tra le lotte, le resistenze e le esperienze di autorganizzazione che avvengono nelle diverse regioni d’Europa e per farle crescere. Sappiamo che l’Europa non coincide con i confini dell’Unione Europea né con le sue istituzioni, ma è attraversata dal capitale finanziario e dalle catene globali della produzione, che sfruttano le differenze – di confini, di leggi, di potere d’acquisto – tra una regione e l’altra d’Europa per fare profitti. Per colpire questi profitti, porteremo a Francoforte la sfida di costruire uno sciopero sociale transnazionale, capace di dare forza alle lotte esistenti e originarne di nuove. Dopo i blocchi e la manifestazione del 18 contro le politiche della BCE, saremo all’assemblea del 19 marzo, sempre a Francoforte, proposta dagli attivisti diBlockupy meets Amazon e alla quale parteciperanno reti e realtà lavorative provenienti da diversi paesi europei. Scopo di questa assemblea è promuovere e allargare l’idea di uno sciopero transnazionale come prospettiva concreta, mettendo insieme esperienze di lotta e organizzazione, di attivismo e di sindacalismo che vengono da diversi contesti. Si tratta di una novità importante, un’opportunità per proseguire da subito il percorso che porterà gli strikers e le strikers a Francoforte il 18 marzo insieme a tante e tanti altri da tutta Europa.
Per favorire la più ampia partecipazione, i laboratori e le reti dello sciopero sociale organizzeranno pullman e infoline telefoniche in diverse città italiane. A partire da oggi, saranno organizzate iniziative di informazione e mobilitazione che proseguiranno sino al 18 marzo.
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