giovedì , 16 Maggio 2024

Studenti proletari per Gaza. Intervista dall’accampamento CUNY di New York

di TRANSNATIONAL SOCIAL STRIKE PLATFORM

Martedì sera, 30 aprile, in una nuova dimostrazione di repressione da parte delle amministrazioni universitarie e del sindaco di New York, la polizia di New York è stata chiamata a smantellare gli accampamenti di solidarietà per Gaza alla Columbia University e alla City University of New York (CUNY). Decine di studenti sono stati arrestati nel tentativo di mettere a tacere le loro proteste contro la guerra e il massacro dei palestinesi. La tensione è aumentata da lunedì, quando la Columbia University ha minacciato di sgomberare gli studenti dall’accampamento e di sospenderli se non si fossero identificati con l’amministrazione. Tuttavia, gli studenti non si sono lasciati intimidire. Hanno reagito manifestando in massa a sostegno dell’accampamento e, lunedì sera, occupando Hamilton Hall, un edificio del campus ribattezzato Hind’s Hall, in onore di un bambino di 6 anni ucciso a Gaza nei mesi scorsi. È stata questa occupazione a convincere l’università a chiamare circa mille agenti di polizia per far arrestare gli studenti.

Traduciamo e pubblichiamo un’intervista a cura del Transnational Social Strike Platform realizzata domenica 28 aprile, a Jihad, studente della City University of New York (CUNY), che da giovedì 25 aprile sta partecipando al Gaza Solidarity Encampment presso il City College di New York e che è stato arrestato martedì sera. Mentre ogni accesso all’accampamento della Columbia University è attualmente bloccato dalla polizia, quello al City College è aperto al pubblico e vi partecipano centinaia di studenti e studentesse, attivisti, personale universitario, docenti e residenti dei quartieri intorno al campus, come Harlem e Hamilton Heights. Come ci ha raccontato Jihad, CUNY è la più grande università pubblica di New York, con un corpo studentesco working-class composto da afroamericani, latinos, arabi e migranti. È proprio questa composizione che sta alimentando le proteste contro la guerra e sta permettendo a studenti e studentesse di creare connessioni tra la lotta contro il genocidio a Gaza e le lotte antirazziste negli Stati Uniti. Nel frattempo, più di 100 accampamenti sono stati eretti nelle università statunitensi, mentre centinaia di studenti sono stati arrestati. Lunedì, a New York, la Columbia University ha minacciato di sgomberare dell’accampamento e di sospendere coloro che se non si fossero identificati. Tuttavia, studenti e studentesse non si sono lasciati intimidire e hanno reagito manifestando in massa a sostegno dell’accampamento e, lunedì sera, occupando Hamilton Hall, un edificio del campus ribattezzato Hind’s Hall, in onore di una bambina di 6 anni uccisa a Gaza nei mesi scorsi.

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TSS: Quando è iniziato l’accampamento al City College? Quali sono le vostre richieste all’università e i vostri obiettivi in generale?

Jihad: L’accampamento è iniziato giovedì 25 aprile alle 9. L’avevamo pianificato con un certo anticipo, ma l’abbiamo tenuto nascosto. Non volevamo che venissero fatte delle denunce. Non volevamo che quel maiale sionista del sindaco Eric Adams venisse coinvolto e inviasse la polizia. Le nostre richieste sono molte, ma la più importante è il disinvestimento. In poche parole, il disinvestimento è il ritiro di tutti i finanziamenti dall’entità sionista. Dal 2019, CUNY ha finanziato Israele con oltre 300 milioni di dollari. E non in aziende che producono bibite, ma in aziende che producono armi, in Lockheed Martin, in aziende che costruiscono alcuni dei jet da combattimento più avanzati per terrorizzare e colonizzare il popolo palestinese dai cieli. Quindi, la nostra non è una richiesta assurda. È qualcosa di molto semplice. Paghiamo questo college. Questo è un college per la classe operaia ed è semplicemente giusto che i nostri soldi non vadano usati per la colonizzazione, il genocidio e il terrorismo nei confronit del nostro popolo.

In generale, abbiamo cinque richieste. La prima è il disinvestimento. La seconda è il boicottaggio. La terza è la solidarietà con il popolo palestinese. La quarta è la smilitarizzarizzazione delle nostre università e dei campus. Avete visto che alla Columbia University hanno mandato la polizia a fermare i manifestanti. Abbiamo visto la stessa cosa in Texas. La quinta richiesta è una CUNY per il popolo. Vogliamo un’università senza tasse, come era un tempo. Questa è una scuola per la classe operaia. Molte persone rinunciano all’università e a una buona istruzione perché semplicemente non possono permettersela, e il risultato è che abbiamo più giovani che vanno a lavorare invece di ricevere un’istruzione.

TSS: Puoi dirci qualcosa di più su CUNY? Sappiamo che è un’università pubblica, un’università per la classe operaia e quella con la più alta presenza di studenti afroamericani, latini, arabi e migranti. Che impatto ha questa composizione del corpo studentesco sulla protesta?

Jihad: È qualcosa di molto bello, soprattutto se lo si guarda in contrasto con la Columbia University, che non è molto lontana da qui, a meno di venti isolati. La Columbia è un’università della Ivy League, uno dei college più prestigiosi. Per entrarci bisogna avere una media di 100 alle superiori e un ottimo curriculum. Il fatto è che a Columbia University gli studenti dono figli di milionari e a volte anche di miliardari. Sono la classe dirigente che stiamo cercando di scrollarci di dosso. È bello che la classe dirigente abbia dato il via a questa tendenza. È qualcosa di molto iconico e interessante che sia stata la classe dirigente a iniziare. E ora tocca alla classe operaia di CUNY, dove ci sono studenti neri, migranti, arabi, ebrei in campus estremamente diversificati. È bello che la lotta non sia più solo nelle mani della classe operaia, ma anche della classe dirigente. La classe dirigente non può farcela senza la classe operaia. La classe operaia non può farcela senza la classe dirigente. È bello che ora siamo solo due mani che battono insieme.

TSS: State cercando di collegare la lotta per la Palestina con altre lotte, e in particolare con le lotte antirazziste qui a New York?

Jihad: Assolutamente sì, crediamo che il movimento Black Lives Matter, il movimento LGBTQ, il movimento per la libertà di Puerto Rico, il movimento per la libertà della Palestina siano tutti collegati. Ci sosteniamo a vicenda. Ci teniamo al sicuro. Non puoi aspettarti il sostegno delle persone se non le sostieni. Quando George Floyd è stato ucciso nel 2020, ci sono state grandi proteste in tutta la Palestina. Immagini di George Floyd sono state dipinte sul muro dell’apartheid. Il movimento Free Palestine è un movimento antirazzista. L’occupazione sionista è un’occupazione estremamente razzista che riproduce l’apartheid e impone la brutalizzazione del popolo palestinese.

TSS: Cosa succederà ora? Come pensate di continuare ed espandere la protesta?

Jihad: All’inizio l’idea era che si trattasse solo di una protesta qui al City College, ma poi abbiamo deciso di trasformarla in una protesta che potesse coinvolgere tutta la CUNY, che ha 25 campus in tutta New York. Abbiamo quindi iniziato a coinvolgere gli studenti di tutta l’università, ma anche il personale e gli impiegati di CUNY, i professori e la comunità in generale. Molte persone qui hanno lasciato l’università da trenta o cinquant’anni, ma si sono riunite tutte insieme. Questo accampamento non finirà presto. Noi siamo qui. Non ce ne andremo finché non saranno soddisfatte le nostre cinque richieste. Il nostro team di negoziatori è estremamente brillante. E resteremo fedeli ai nostri principi.

TSS: Siete in contatto con altri campus a New York e negli Stati Uniti?

Jihad: Siamo collegati con molti campus. Abbiamo ambasciatori che si tengono in contatto tra loro, per così dire. Abbiamo un paio di persone che aiutano a gestire il campus di Columbia e abbiamo un paio di persone della Columbia qui. Abbiamo persone che fanno la spola. Siamo tutti in contatto. Stiamo tutti lottando per lo stesso obiettivo, che è il disinvestimento. E non ci fermeremo finché non l’avremo ottenuto.

TSS: L’amministrazione Biden continua a sostenere Israele e a finanziare il suo esercito nonostante il genocidio in corso a Gaza. Come reagite a tutto questo? Quali pensate saranno le conseguenze politiche delle proteste negli Stati Uniti?

Jihad: Penso che Joe Biden stia camminando su un ghiaccio molto sottile. Il voto dei palestinesi, degli arabi, dei musulmani, dei neri e dei latinos è ciò che lo ha fatto eleggere. Sono letteralmente andato a fare la fila per due ore per votare per lui. Ed eccoci qui. Sta inequivocabilmente contribuendo al genocidio del mio popolo e lo sta facendo senza vergogna. Questo è uno schiaffo a tutte le persone che hanno fatto la fila per andare a votare per lui. E se non soddisfa le nostre richieste, se ne va. Le elezioni si avvicinano. Non vincerà.

TSS: Vediamo che in molti accampamenti diversi manifestanti sono ebrei. Eppure, le proteste sono state accusate di essere antisemite. Come rispondete a queste accuse?

Jihad: Dico alle persone che definiscono questo accampamento antisemita di venirci. Penso che ci siano più ebrei che musulmani qui. Onestamente. Questo accampamento è bellissimo. Ogni due minuti c’è un rabbino che parla e dice che la Torah insegna a non brutalizzare, a non uccidere, a non rapire, a non rubare. La religione ebraica è bellissima, ed è triste e disgustoso vedere come i sionisti abbiano sequestrato questa bellissima religione e l’abbiano trasformata in un catalizzatore per la loro guerra. Non ho sentito una sola parola negativa sugli ebrei. Sono qui da quattro giorni e non ho sentito una sola volta la parola “ebreo”. L’unica parola è “sionista”. Come palestinesi, arabi e musulmani, consideriamo gli ebrei come nostri cugini. Ci chiamiamo cugini a vicenda. Non li vediamo come terroristi. I sionisti sono i terroristi. E su questo non ci piegheremo affatto. Continueremo a condannare il sionismo, mentre gli ebrei sono nostri fratelli. Gli ebrei che ci sostengono qui sono tra le persone più coraggiose della terra. Ho parlato con uno di loro che mi ha detto di essere cresciuto in una famiglia estremamente sionista. Poi, quando è andato all’università, ha aperto i suoi orizzonti, ha iniziato a guardare la verità e ora è un sostenitore della Palestina. Dorme qui da giorni e lo vedo ogni giorno.

TSS: Sappiamo che il genocidio a Gaza fa parte di uno scenario più ampio di guerra e di escalation militare che coinvolge non solo in Medio Oriente ma anche l’Europa, a partire dall’invasione russa dell’Ucraina. Stiamo assistendo a un aumento delle spese militari in tutto il mondo. Quale pensate possa essere il ruolo degli studenti nell’opporsi a questo crescente scenario di guerra mondiale?

Jihad: Gli studenti sono la spina dorsale del mondo. Sono il futuro e i leader di domani. La caduta dell’apartheid in Sudafrica è stata possibile grazie agli studenti, proprio in questo college e in quelli di tutto il Paese. Anche in quel caso, Columbia ha guidato la rivoluzione, per così dire. Israele non è un gigante. Israele è un Paese molto debole. Non può funzionare e condurre la guerra senza i finanziamenti degli Stati Uniti. L’immagine di Israele come impero intoccabile è una falsa realtà che si vuole far passare. La rivolta degli studenti, il loro sentimento contro la guerra è lo stesso che abbiamo visto durante le proteste contro la guerra in Vietnam. Se gli studenti continueranno a manifestare come stiamo facendo, potremo raggiungere l’obiettivo. Questo è un bellissimo accampamento. Non è un accampamento di straccioni. Abbiamo 100 tende. Abbiamo una tenda medica, una tenda per i media in cui siamo seduti in questo momento. Abbiamo finanziamenti da fonti esterne. Abbiamo rifornimenti. Siamo qui per restare. Non ce ne andremo finché non avremo ottenuto ciò che chiediamo.

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