venerdì , 19 Aprile 2024

Trasformazioni della Verwandlung. Rileggere l’accumulazione originaria attraverso Fanon

di STEFANO VISENTIN

GlobalMarxBifronteda Fanon postcoloniale. I dannati della terra oggi, a cura di Miguel Mellino, Verona, ombrecorte, 2013.

Nelle prime pagine di I dannati della terra, Frantz Fanon scrive: «In colonia, l’infrastruttura economica è pure una sovrastruttura. La causa è conseguenza: si è ricchi perché si è bianchi, si è bianchi perché si è ricchi. Perciò le analisi marxiste devono essere sempre leggermente ampliate (distendues) ogni volta che si affronta il problema coloniale». Per comprendere il significato da attribuire a questa necessità di «distendere» la riflessione di Marx sul colonialismo, occorre partire da un dato storico, ovvero dal fatto che quello tra Fanon e il marxismo europeo è stato per molti versi un incontro mancato, in primo luogo per la specificità della sua opera e, soprattutto, del suo linguaggio. Questo dato – che peraltro meriterebbe di essere riconsiderato, o forse anch’esso «disteso», in particolare per quanto riguarda le indubitabili assonanze tra il pensiero fanoniano e quello di esponenti del marxismo eterodosso novecentesco (pars pro toto Walther Benjamin) – richiede che si vada all’origine delle incomprensioni e dei fraintendimenti, e quindi all’opera stessa di Marx, al fine di valutare se l’osservazione sopra citata, e più in generale la ricezione (peraltro spesso implicita) del testo marxiano negli scritti di Fanon vada interpretata come una netta presa di distanza dall’analisi marxiana del fenomeno coloniale, e di conseguenza anche della genealogia del rapporto capitalistico come fenomeno ab origine «mondiale» e «moderno», o se piuttosto non sia possibile cogliere un piano di affinità metodologica e politica, che non viene intaccato nella sostanza dalle differenze di analisi…continua a leggere.

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