martedì , 23 Aprile 2024

Dichiarazione sulla giustizia climatica

by LEVFEM (Bulgaria)

BulgaroInglese 

Pubblichiamo un documento scritto dal collettivo bulgaro Levfem insieme a numerose organizzazioni e collettivi per la giustizia sociale ed ecologica, che partecipano al percorso di connessione tra lotte dentro e contro la transizione verde avviato dalla Piattaforma per lo Sciopero Sociale Transnazionale. Il testo avanza una serie di richieste al governo bulgaro affinché la messa in atto delle politiche verdi al centro del PNRR non comporti un disastro sociale. Come in molti paesi, anche in Bulgaria i modi e i tempi della transizione sembrano affidati a una necessità superiore e incontestabile. Settimane fa migliaia di minatori sono però scesi in piazza contro il progetto di chiudere senza nessun piano di compensazione e sostegno le miniere di carbone da cui dipendono intere regioni del Paese. Tra le ipotesi governative c’è invece quella di istituire nelle regioni minerarie zone economiche speciali, che possano essere attrattive per i capitali stranieri grazie ai salari bassi e agli sgravi fiscali. È questo l’ambiente favorevole al capitale che il governo vuole difendere e perpetuare. L’unico piano concreto sembra quindi quello di trovare il modo di convogliare i fondi dell’UE verso investitori privati e imprese. In queste condizioni, fermare il consumo di carbone significa inoltre stimolare la privatizzazione del mercato energetico e aumentare il costo della vita. Questo testo solleva una voce necessaria affinché l’urgenza di contrastare il cambiamento climatico non significhi che il prezzo della transizione deve essere pagato da chi è già stato più colpito da decenni di austerity. Le proposte che avanzano i compagni e le compagne bulgare sono istruttive anche qui in Italia, perché denunciano la connessione tra misure per la salvaguardia del clima e corsa al profitto e affermano la pretesa di avere una voce in capitolo sui modi e i tempi della riconversione verde. Data la connessione tra finanziamenti e direttive europei, decisioni dei governi e interessi di imprese che nell’Est vedono la possibilità di delocalizzare approfittando dei bassi salari, risulta del resto chiaro che dobbiamo trovare il modo per far valere questa pretesa a livello transnazionale, stabilendo connessioni oltre i territori e i singoli luoghi di lavoro. 

Il cambiamento climatico è una delle minacce più gravi che l’umanità deve affrontare oggi. In Bulgaria si verificano già tempeste più forti e frequenti, piogge torrenziali e inondazioni, siccità prolungate, ondate di calore e altri disastri naturali che continueranno a peggiorare in futuro. Questi eventi sono una minaccia diretta per gli ecosistemi e gravano maggiormente sulle persone povere e vulnerabili.

Affrontare la crisi climatica – e ridurre le emissioni di gas serra del paese – richiede misure urgenti, che implicano cambiamenti economici su larga scala, i quali inevitabilmente colpiranno coloro che sono direttamente impiegati nell’industria del carbone e le loro comunità locali, ma anche il resto della società, specialmente i gruppi a basso reddito, la maggior parte dei quali sono donne, anziani e Rom.

Non possiamo permettere che il prezzo di queste misure necessarie sia sostenuto dalle comunità già più colpite dalla povertà e dall’esclusione sociale e quindi ulteriormente a rischio per gli effetti della crisi climatica. La Bulgaria è il paese più povero dell’Unione europea e detiene anche il record di disuguaglianze. Il divario di reddito tra il 10 per cento più povero e quello più ricco è più di 15 volte. Inoltre, un terzo dei Bulgari non può permettersi di riscaldare adeguatamente la propria casa in inverno, e un bambino su quattro non ha un secondo paio di scarpe.

Affinché il Green Deal europeo non sia solo un’altra “transizione” dolorosa (come quella che abbiamo vissuto negli anni ’90), deve porre le basi non solo per una società più verde, ma anche più solidale e più giusta. Il peso di questa transizione non deve ricadere sulle parti già svantaggiate della società. Le misure per ridurre le emissioni di carbonio devono essere estese a tutti gli altri settori fortemente inquinanti, e il loro costo deve essere sostenuto dai principali responsabili – le multinazionali e i loro proprietari – e non dai lavoratori e dalle comunità su cui grava il peso dei bassi redditi e delle disuguaglianze sociali.

Per fermare la catastrofe climatica e rispondere ai bisogni delle comunità colpite, chiediamo quanto segue:

Trasparenza

Chiediamo al governo di fare uno sforzo maggiore per informare il pubblico riguardo la crisi epocale del cambiamento climatico sulla base dei dati scientifici più aggiornati e affidabili sulla questione – i rapporti del Comitato Intergovernativo delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico.

Rendere il pubblico consapevole del ruolo che la Bulgaria può avere, da un lato, nell’esacerbare la crisi e, dall’altro, nel sostenere soluzioni per mitigarla.

Comunicare chiaramente all’opinione pubblica tutti gli obblighi per la transizione verde europea che sono stati fatti e che si stanno costruendo, e i relativi impegni. C’è bisogno di trasparenza per sapere se i piani e le strategie che vengono approvati nel settore energetico e in altri settori sono in linea con gli impegni che il paese ha in termini di riduzione delle emissioni.

Esortiamo il governo a fornire l’accesso ai dati tecnici e alle informazioni degli esperti che riceve in relazione alla trasformazione delle regioni carbonifere, così come la pubblicità per la pianificazione in corso, per esempio in relazione ai Piani Territoriali di Giusta Transizione.

Politica estera per una transizione giusta

Sollecitiamo un serio impegno nazionale per mitigare la crisi climatica. Chiediamo che il governo difenda i principi di una transizione giusta a livello internazionale per una dismissione più rapida possibile dei combustibili fossili, una transizione che non ricada sulle spalle dei paesi più poveri, e contemporaneamente pretenda dai paesi ricchi di fare ancora di più.

Partecipazione democratica – non si fa nulla “per noi” senza di noi!

Chiediamo che le politiche climatiche – incluse quelle per la trasformazione energetica – siano sviluppate e attuate con la partecipazione attiva delle comunità locali, dei sindacati e delle ONG. La voce delle persone e delle comunità in nome delle quali vengono attuate queste politiche deve essere ascoltata e rispettata.

Un piano per le persone e la natura

Chiediamo allo Stato bulgaro di sviluppare un piano di transizione energetica che includa: lo sviluppo di diversi scenari di transizione energetica entro la fine del 2022, mostrando le opzioni tecniche per sostituire le centrali elettriche a combustibili fossili. Ogni scenario dovrebbe includere un programma per la sostituzione delle capacità energetiche con nuove fonti di energia pulita e proporre un’alternativa per garantire la sicurezza energetica in linea con i requisiti ambientali e gli obiettivi di decarbonizzazione.

Gli scenari possibili dovrebbero inoltre contenere: un’analisi dell’impatto delle misure proposte sul costo dell’energia; un’analisi dei costi di implementazione e un modello di finanziamento specifico; un’analisi dei rischi per le comunità locali e la natura per i luoghi in cui si prevede di costruire nuovi impianti; un’analisi della vulnerabilità delle nuove fonti di energia rispetto ai disastri climatici e al cambiamento climatico; un’analisi dell’origine dei materiali estratti per la produzione delle fonti energetiche. Devono inoltre essere fornite informazioni dettagliate e oggettive sulle tecnologie di cattura del carbonio, geotermiche, su idrogeno verde e biomassa, e sull’organizzazione e pianificazione di studi indipendenti.

Infine, la mobilitazione dei finanziamenti pubblici necessari per la transizione verde in Bulgaria, anche ritornando al sistema fiscale progressivo e introducendo una tassa sull’inquinamento aziendale. I crediti d’imposta, le agevolazioni fiscali e i sussidi per le industrie ecologiche dovrebbero essere convertiti in azioni che pagano dividendi alla società.

Una transizione energetica equa

Possibilità di prepensionamento per i lavoratori delle miniere e delle centrali elettriche secondo criteri legati all’età e/o all’anzianità di servizio e pagamento di una compensazione dal bilancio nazionale.

Piani chiari con misure efficaci per assicurare un’occupazione alternativa a lungo termine e una retribuzione e un impiego dignitosi garantiti dallo Stato per i lavoratori delle regioni e delle attività economiche colpite. Creare un’impresa statale per beni ad alta tecnologia (come le tecnologie energetiche verdi) sia per assorbire la disoccupazione e fornire salari e condizioni di lavoro decenti per gli ex minatori, sia per bilanciare il processo di concentrazione dell’industria energetica in mani private, che la chiusura delle miniere intensificherà. Le attività dell’impresa statale dovrebbero essere limitate a quelle che portano un beneficio pubblico e sono più rispettose dell’ambiente e del clima, e sottoposte a un controllo democratico.

Fornitura di fondi sufficienti per compensare adeguatamente i proprietari e gli agricoltori dei villaggi di Bely Bryag e Troyanovo, che saranno assorbiti dalle miniere e che da anni vivono come villaggi condannati, ma per i quali non è stata nemmeno concordata una data definitiva o un piano adeguato per il reinsediamento, né un risarcimento decente.

Introduzione di politiche urgenti per eliminare la povertà energetica

Le politiche dovrebbero includere: l’adozione di una definizione inclusiva e di misure contro la povertà energetica, che si rivolgano anche a coloro che rischiano di caderci; il divieto di interrompere la fornitura di elettricità per le bollette non pagate; opzioni di pagamento differito; un minimo gratuito di 300 kWh di elettricità per le famiglie vulnerabili e a rischio e tariffe progressive; programmi di sostegno graduale per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, compreso l’uso di un isolamento verde e la sostituzione del riscaldamento con fonti di energia pulita;

Democratizzazione della generazione e della distribuzione dell’elettricità introducendo un quadro normativo per i produttori-consumatori di energia rinnovabile – individualmente per le famiglie e le imprese, ma anche associandosi in comunità energetiche; riduzione degli oneri amministrativi sui singoli che sono attualmente simili a quelli dei produttori di energia a scopo di lucro.

Abbandonare il gas naturale come combustibile di transizione e rimuovere il piano di costruzione di centrali a ciclo combinato nel bacino di Maritsa dal piano di recupero e dalle strategie di decarbonizzazione del paese in generale.

Una trasformazione in cui nessuno è lasciato indietro

Definizione e attuazione di misure per superare la vulnerabilità specifica di alcuni gruppi sociali – anziani, donne, rom, genitori single, non istruiti, disoccupati, rifugiati. Eliminazione del divario salariale tra i sessi, aumento dei redditi di coloro che lavorano in professioni femminilizzate (lavoratrici del settore dell’abbigliamento, insegnanti, infermiere, donne delle pulizie, cameriere, commesse), riduzione delle disuguaglianze di reddito e aumento della pensione minima per ridurre le disuguaglianze socio-economiche di genere.

Miglioramento radicale delle condizioni abitative per i rom, tra cui: divieto di sfratti forzati e di demolizione delle case che servono come unica abitazione; una iniziativa su larga scala per regolarizzare le proprietà e i quartieri irregolari; investimenti infrastrutturali nei quartieri rom, anche verso l’efficienza energetica e la prevenzione dei disastri. Investimenti seri nell’istruzione e nelle competenze della comunità rom, rilevanti per il mercato del lavoro, per garantire una transizione economica equa per la comunità e non limitata a settori poco qualificati e a basso salario. Investimento nello sviluppo delle capacità e nell’auto-organizzazione nella comunità rom per garantire la partecipazione attiva della comunità in tutti i processi decisionali e di monitoraggio delle prestazioni.

Lavorare per colmare il divario nella protezione dei rifugiati riconoscendo la migrazione indotta dal clima come motivo legale per l’asilo. Potenziare gli sforzi per un’efficace integrazione dei rifugiati in Bulgaria.

Economia ambientale e sociale e infrastrutture

Sviluppo di trasporti urbani e interurbani economici e convenienti, modernizzazione e sviluppo del trasporto ferroviario a scapito del trasporto stradale e aereo. Divieto di voli passeggeri a corto raggio. Introduzione di misure per ridurre gli spostamenti urbani individuali, come, ad esempio, la creazione di quartieri autosufficienti e restrizioni effettive alle auto private nelle aree con un trasporto pubblico sviluppato.

Forte opposizione alle proposte di far pagare alle famiglie a basso reddito le emissioni di carbonio degli edifici e dei veicoli privati. Misure concrete per ridurre il consumo di energia introducendo standard ambientali nella produzione e riducendo la produzione inutile/eccessiva, limitando il consumo di lusso, vietando l’obsolescenza programmata dei beni e riducendo la settimana lavorativa (senza ridurre la retribuzione), cosa che potrebbe indirettamente aumentare l’occupazione.

Al fine di ridurre efficacemente le emissioni di gas a effetto serra: restrizioni efficaci sui settori ad alta emissione come l’edilizia e le costruzioni, l’industria chimica, l’agricoltura e l’allevamento industriale.

Introduzione di regolamenti nel settore bancario per limitare il finanziamento delle industrie inquinanti.

Fine del “feudalesimo forestale” per cui gran parte delle foreste della Bulgaria sono nelle mani di aziende private che sfruttano le risorse pubbliche (foreste, selvaggina, edifici) a spese dello Stato. Introduzione di misure efficaci per frenare il disboscamento illegale, la deforestazione e l’uso di pascoli selvatici per l’edilizia o l’agricoltura industriale. Incoraggiamento e sovvenzioni per forme di agricoltura ecologica che preservino la proprietà del suolo di assorbire il carbonio .

Stabilire meccanismi per aiutare finanziariamente i cittadini a far fronte alle perdite e ai danni causati dai disastri climatici, oltre a fornire riparo temporaneo alternativo e sussistenza fino al superamento della situazione di vulnerabilità.

Poiché la crescita economica non può essere separata dall’esaurimento delle risorse naturali e dalla generazione di gas serra, chiediamo un’attenta valutazione delle priorità del paese per il futuro sviluppo economico che tenga conto del fatto che preservare il benessere delle persone e della natura deve venire prima della conservazione dei profitti.

Firme

LevFem Collective

KOI Books

Fridays for Future Bulgaria

Roma Standing Conference

Foundation For Community Empowerment and Cooperation

Bulgarian Fund for Women

Ecological association For the Earth, part of Friends of the Earth

DVersia Collective

Greenpeace Bulgaria

Bibliofem Association

 

Per ulteriori firme vedere: https://levfem.org/blog/2021/12/15/declaration-climate-justice/

 

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