∫connessioni precarie

CHI SIAMO

∫connessioni precarie è un’area politica di uomini e donne migranti e italiani, che assume come motivo centrale del proprio intervento la condizione globale e precaria del lavoro contemporaneo, e quindi l’intreccio transnazionale tra patriarcato, sfruttamento e razzismo e il rifiuto della guerra. Pratichiamo un discorso e un’iniziativa politica che ambiscono a trasformare le differenze che frammentano e dividono il lavoro vivo in connessioni politiche, per indicare possibilità di lotta che sappiano colpire là dove si produce e riproduce il capitale. 

Mentre è posto uniformemente sotto il comando del capitale, il lavoro contemporaneo è sempre più frammentato, solcato da differenze e gerarchie che sono contrattuali, sessuali, razziali, di cittadinanza. Oggi la precarietà è diventata la condizione generale di tutto il lavoro. Il problema della sua organizzazione non si risolve, però, individuando in questa condizione un minimo comun denominatore. Né basta invocare convergenze, intersezioni o alleanze che sommano differenze a differenze, lasciando poi intatte le sconnessioni della società. Il problema dell’organizzazione del lavoro vivo non si trova già risolto nelle sue comuni condizioni di miseria e sfruttamento e tanto meno nelle sue mille rivendicazioni di identità parziali, ma è un compito che dobbiamo risolvere noi, facendoci carico della precarietà delle nostre connessioni, che è anche maggiore di quella della nostra condizione sociale. 

Transnazionale non è solo qualcosa che attraversa i confini, ma la condizione politica che ridetermina le possibilità di azione di Stati, istituzioni del capitale e soggetti collettivi, come il disordine in cui si configurano le lotte sociali. Ci riconosciamo nella sfida di guardare al presente all’interno di quell’immane mercato che è il mondo, con i suoi rapporti di forza e nel tentativo di costruire possibilità di liberazione. Lo facciamo a partire dalla sfida di produrre discorsi e iniziative capaci di confrontarsi con il disordine transnazionale, con lo sfruttamento del lavoro salariato e con  la guerra che il capitale sta muovendo al lavoro vivo per comandare i movimenti di migranti, lavoratori, donne e persone lgbtq+ che quotidianamente rifiutano questo comando. Lo sciopero – sia esso sociale, femminista o metropolitano – è la pratica collettiva di sottrazione al comando del capitale, sia quando blocca i processi produttivi sia quando interrompe i circuiti della riproduzione sociale. Fondamentale è dunque per noi affrontare il problema dell’organizzazione, senza trovare soluzioni nel passato, ma nemmeno adagiandosi sull’esistente, perché la convergenza di molte debolezze non produce alcuna forza. L’esistente per noi è solo lo stato di cose che vogliamo e dobbiamo rovesciare 

Connettere gli ∫connessi, produrre comunicazione politica dove non si dà. Questa è la scommessa di ∫connessioni precarie.