di MICHELE CENTO Una versione in forma di articolo del saggio è uscita su «il Manifesto» dell’11 luglio 2014 Grazie allo sviluppo tecnologico di sicuro non diventeremo tutti uguali, ma almeno saremo gentlemen di fronte al lavoro. Suonava grosso modo così una promessa annunciata con una certa autorevolezza ormai più di un secolo fa. Alle promesse di chi vorrebbe affidare …
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Come gli operai-folla sono diventati i fantasmi della macchina digitale
di MOSHE Z. MARVIT L’indagine realizzata da Moshe Z. Marvit – uscita in «The Nation» il 4 febbraio 2014 e della quale pubblichiamo la traduzione di ampi estratti – fa luce su una delle più notevoli e sinistre innovazioni introdotte dal gigante Amazon nell’organizzazione del lavoro contemporaneo. Non c’è un nano gobbo dentro al Turco meccanico utilizzato da Amazon, né …
continua a leggereUna giornata di ordinaria insubordinazione all’Ikea di Piacenza
Stamattina siamo venuti a sostenere il picchetto lanciato dai lavoratori Ikea di Piacenza in sciopero, dal sindacato SI Cobas e dal Coordinamento di sostegno allo sciopero. Cinque e mezza del mattino: si creano blocchi davanti a diversi ingressi dello stabilimento, composti dai lavoratori in lotta, soprattutto migranti – molti dei quali provenienti da altre cooperative –, attivisti sindacali, e militanti …
continua a leggereLa metodica schizofrenia di Amazon. Discutendo con un lavoratore del centro logistico di Castel San Giovanni
Questa intervista a un lavoratore del magazzino di Amazon di Castel Giovanni di Piacenza offre un eloquente spaccato della condizione globale della precarietà e dell’inconsistenza della divisione tra lavoratori «garantiti» e precari. Solo Amazon è veramente interessata a questa distinzione: come si vede dall’intervista, i lavoratori si definiscono invece semplicemente come operai. Già nell’inchiesta del «The Morning Call», della quale abbiamo …
continua a leggereAmazon che precari!
Proponiamo una sintesi dell’inchiesta pubblicata da «The Morning Call» il 17 settembre 2011 sulle condizioni di lavoro in uno dei principali stabilimenti statunitensi di Amazon, il più grande distributore al dettaglio online del mondo. Si tratta di una descrizione quanto mai chiara della dimensione globale non solo della precarietà, ma anche degli strumenti utilizzati per produrla e alimentarla, garantendo alle …
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