giovedì , 18 Aprile 2024

Nuove dal labirinto spagnolo

di DAVID GARCÍA ARISTEGUI – Solidaridad Obrera, Madrid

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Pubblichiamo di seguito un contributo sulle ultime vicende politiche nella Spagna dell’Austerity. L’impostazione politica di David Garcìa Aristegui e di Solidaridad Obrera non è propriamente quella di ∫connessioni precarie. Nella cronaca emergono però elementi di analisi che ci sembrano molto interessanti per cogliere quanto si sta muovendo, anche attorcigliandosi su se stesso, nella ricerca di risposte adeguate alla crisi e ai suoi effetti. Il labirinto politico prodotto dalle misure di austerity in Spagna non è in fondo così diverso dalle difficoltà e dalle esitazioni che ogni giorno sperimentiamo anche in Italia.

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Nuove dal labirinto spagnoloLa Spagna ha avuto una rivoluzione politica al posto di una rivoluzione sociale che le sarebbe convenuta molto di più.

Gerald Brennan parlando degli antecedenti alla Guerra Civile spagnola, nel suo libro Il labirinto spagnolo (1943)

Dopo lo sciopero generale

Come ho già scritto su questo sito, in Spagna lo sciopero del 14 novembre 2012 contro la riforma del mercato del lavoro è stato come andare a sbattere contro un muro, senza neppure sfiorare il governo del Partito Popolare. Una certa sensazione di frustrazione e impazienza inizia ad affiorare nei movimenti sociali spagnoli, per questo diversi gruppi hanno cominciato la ricerca di scorciatoie per il cambiamento sociale. Com’è noto, le scorciatoie in politica spesso si palesano agli estremi: la lotta armata e l’insurrezione, oppure i partiti politici e il parlamentarismo. Credo sia interessante per i lettori di ∫connessioni Precarie una spiegazione dettagliata di alcuni dei processi che si stanno producendo da queste parti, per vedere se possa essere di qualche utilità per gettare luce anche sulla fase italiana del grillismo. Non mi dilungherò su presunte azioni «violente» come quella del Comando Mateo Morral, un’organizzazione finora sconosciuta, che di recente ha messo dell’esplosivo artigianale nella Cattedrale della Almudena di Madrid. Arthur C. Clarke sosteneva che qualsiasi tecnologia superiore a un certo grado di sviluppo sia alla fine indistinguibile dalla magia. Quest’idea si adatta perfettamente alla politica: qualsiasi azione che supera un certo grado di stupidità è indistinguibile da quella di un agente provocatore. Per questo motivo, eventi come l’ordigno esplosivo ritrovato nell’Almudena saranno, nonostante il loro impatto mediatico, totalmente irrilevanti nella mia analisi. In ogni caso va ricordato che simili azioni preparano il clima adatto agli arresti conseguenti ad altri conflitti, come quello del compagno Alfon durante lo sciopero del 14N o il più recente dei compagni di Bukaneros – ultrà della squadra di calcio Rayo Vallecano – accusati di appartenere a una banda criminale e arrestati per coercizione, minacce e danni.

Le Maree

Per analizzare il contesto politico e sociale di una città come Madrid è necessario soffermarsi su due diversi processi, uno più visibile e uno più sotterraneo. Prima, però, mi permetto una piccola digressione. Kierkegaard sosteneva che i mezzi di comunicazione suscitano opinioni categoriche su qualsiasi cosa, ma non un’azione conseguente: la saturazione di informazioni porta a rimandare le decisioni cruciali. Egli aggiungeva poi che solo correndo degli autentici rischi s’impara a stabilire una differenza fra opzioni diverse e si prepara un’azione politica realmente efficace. I media generano miraggi, e la Grecia ne è un esempio, come ha raccontato a Solidaridad Obrera Kostas, un anarcosindacalista militante del sindacato dei Camerieri di Atene: negli ultimi due anni si è costantemente speculato sul collasso, ma in realtà i tanto celebrati assalti ai supermercati sono stati pochi. Tornando alla Spagna, perfomance come quella del Sindacato Andaluso del Lavoro, cioè il furto in un supermercato sotto la luce dei riflettori e in pieno stile Greenpeace, sono un esempio perfetto di assunzione di pochi rischi in un’azione spettacolare – nel senso che Debord dava a questo termine – di enorme ripercussione mediatica, anche a livello internazionale.

Cerchiamo quindi di non lasciarci ammaliare dai miraggi né ingannare dallo spettacolo. Tra i fenomeni più visibili degli ultimi tempi ci sono le Maree, come sono state battezzate dai media, classificate per codici di colore – c’è una Marea Bianca (sanità), una Marea Verde (educazione) eccetera. Esse si autodefiniscono così: «le maree cittadine sono composte da persone di differenti professioni che lottano per i diritti dei lavoratori, per i beni e i servizi pubblici e contro la politica antisociale e nefasta che subiamo da parte delle élite dominanti». Le Maree sono la confluenza di ampi settori del 15M con la sinistra istituzionale. Alcuni vedono in questo tipo di mobilitazione l’indicazione della perdita di controllo da parte dei sindacati maggioritari sulla loro base. Quanto sta accadendo è invece l’esatto contrario. In realtà, i militanti del CCOO e della UGT stanno seguendo pienamente la linea delle rispettive organizzazioni: cioè, l’idea che ora sia il momento di parcheggiare le bandiere e le sigle, per potersi mimetizzare nelle Maree, mobilitazioni vincolate alle dinamiche del 15M. In modo del tutto opportunistico, sindacati e partiti si rendono invisibili per confluire in mobilitazioni ampie, con l’obiettivo di affaticare al massimo il governo del Partito Popolare, facendo una pressione di massa nella forma delle varie maree. Quanta strada potrà fare questa operazione sul terreno sociale? Penso poca: gli slogan sono stati piuttosto generici – contro la corruzione, contro la Troika, contro il Partito Popolare – e risulta quindi francamente difficile capire quali siano le rivendicazioni concrete messe in campo il 23 febbraio in Spagna, vista la confluenza di più di 350 collettivi in più di 100 città spagnole, con centinaia di migliaia di persone. Nel comunicato di valutazione delle mobilitazioni ci sono solo vaghe allusioni.

Quello che non è visibile è, invece, la sconfitta totale del sindacalismo di base e anarcosindalista nel suo tentativo di mobilitarsi con il movimento 15M, come fanno gli ambiti più istituzionali nelle Maree. Queste organizzazioni non rinunciano alle loro bandiere e segni identificativi. Risultato: nemmeno 200 persone in una mobilitazione contro la Riforma del Lavoro, una delle maggiori aggressioni di classe ai lavoratori che si possa ricordare. E sì che nello scorso 1 maggio e nello sciopero generale del 14N questi sindacati erano riusciti ad andare molto oltre i loro tesserati, facendo diventare il 15M una delle principali manifestazioni di orientamento libertario che si siano viste in Spagna negli ultimi decenni.

E va fatto notare, di nuovo, come le migranti e i migranti continuino a rimanere invisibili nelle manifestazioni, sia in quelle di massa sia in quelle cosiddette «alternative». La cosa peggiore è che quando si auto-organizzano con l’aiuto di movimenti sociali e organizzano qualche manifestazione con contenuti propri, questi sono estremamente poveri, quasi corporativistici. A Madrid attualmente ci sono organizzazioni per i migranti, come le Brigadas Vecinales de Observacion de Derechos Humanos, mentre sono totalmente invisibili le organizzazioni di migranti come la Associazione dei Sin Papeles; i coordinamenti come il Ferrocarril Clandestino non sembrano peraltro essere in attività. Nonostante questo, bisogna sottolineare che dal 15M si è cominciato a dare risposte concrete ad alcune problematiche, come ad esempio la campagna per realizzare un accompagnamento a persone, in grande maggioranza migranti, senza tessera sanitaria – di fatto senza accesso alla salute pubblica.

Nuove proposte  

All’inizio di questo testo ho parlato delle scorciatoie che vuole prendere il movimento, partendo dal fatto che finora quella istituzionale pare la più percorribile. Cominciano ad apparire partiti politici che vogliono «rompere il blocco istituzionale» [sic!] e si sentono iniziative dei movimenti nel Parlamento, come EnRed, oltre che in Catalogna, Paesi Baschi, Galizia dove la sinistra ha scommesso sul nazionalismo come strategia elettorale, per poter raggiungere maggiore rappresentanza – le dinamiche di Candidatura d’Unidat Popular, Alternativa Galega de Izquierdad o EH Bildu sono al di là delle questioni che trattiamo in questo contributo. Proprio nel momento in cui il capitalismo mostra il suo vero volto in forma di «crisi economica» e che l’inganno della rappresentanza scoppia in una «crisi di legittimità» del sistema parlamentare, un minuscolo settore del movimento legittima in maniera incosciente (?) lo Stato e le sue istituzioni (che ne è del «non ci rappresenta nessuno»?). E lo fanno senza dire una sola parola sui rapporti di produzione, di proprietà e di classe, a parte petizioni come quella sulla «dación en pago», cioè la risoluzione dei debiti attraverso prestazioni. È strano che compagne e compagni si occupino di sgonfiare il conflitto sociale con proposte come EnRed, proprio quando lo Stato genera e subisce conflitti sempre più difficili da riconciliare e gestire, che sono conseguenza diretta dell’attuale fase del neoliberismo.

Il movimento del 15M ha deciso, d’altra parte, di uscire dall’Acampada de Sol, decentralizzarsi e iniziare a lavorare nei quartieri. Per lo meno nella città di Madrid questa è stata una scelta molto azzeccata a livello tattico e strategico. Per alcuni gruppi il futuro del movimento del 15M dipende dal fatto che riesca a superare i suoi limiti: mancanza di concretezza, uso compulsivo delle reti sociali come Twitter, ossessione per l’impatto mediatico e scommesse politiche totalmente congiunturali (come le tematiche legate agli sgomberi) e slegate dal mondo del lavoro. Ora sorgono nuove prospettive per cercare di superare alcuni limiti delle proposte del 15M e delle sue numerose assemblee di quartiere, lontani dalla sinistra istituzionale che si camuffa nelle Maree e partendo da due punti di vista diversi ma complementari. Uno scommette sul cooperativismo come la Cooperativa Intregal Catalana o la Rete di Collettivi Autogestiti di Madrid, che vogliono sperimentare esperienze di auto-impiego e auto-gestione. L’altro è l’articolazione di un movimento forte nei quartieri attraverso iniziative concrete come le Reti di Solidarietà o Mutuo Soccorso, o proposte come l’assemblea di Mutuo Soccorso di Solidarietà Operaia, credo sulla linea seguita dalla USB in Italia e dal suo sindacalismo metropolitano.

Non è un caso che proprio ora venga pubblicato in Spagna Anarchia in azione di Colin Ward. Ward ha sviluppato un’idea di anarchia «pragmatica», centrata sul dar vita a comunità che non ricreano un passato mitico immaginario, bensì instaurate nel presente, «sfruttando la complessità materiale della nostra vita quotidiana». Siamo davanti ad un nuovo bivio nel labirinto spagnolo…ci assumeremo i rischi di un’azione politica coerente e rilevante?

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