venerdì , 19 Aprile 2024

Una modesta proposta

Una modesta proposta false perspectiveQuanto a me, stanco com’ero di offrirvi utopie inutili e oziose, alla fine disperavo ormai del successo: quando per fortuna mi è venuta in mente questa proposta che, essendo interamente nuova, presenta alcunché di solido e di concreto, è di nessuna spesa e di poco disturbo, rientra pienamente nelle nostre possibilità di attuazione.

Jonathan Swift, A Modest Proposal, 1729

Una modesta proposta è una nuova immodesta rubrica. Di fronte alle ∫connessioni precarie globali, anche le diverse ricette per la futura vita in comune risultano precarie. Non offriamo dunque ricette per l’osteria dell’avvenire, ma soltanto un modesto punto di vista politico: non guardiamo all’Italia se non dentro uno scenario globale, non pensiamo al presente se non dentro un processo mondiale, se non in quell’immane mercato che è il mondo, che non è che espressione di un rapporto di forze. Non proponiamo nuovi diritti, perché pensiamo che lo Stato globale lampeggi su una cittadinanza ormai spenta. Noi rivendichiamo qualcosa in più dei diritti. Non descriviamo nuove società, ma vogliamo soltanto vedere dentro alla società globale del capitale. Il globale, differenziato al suo interno con le sue diverse regioni e i suoi territori nazionali e locali, non ci interessa come luogo geografico, ma perché detta un tempo che produce e riproduce gerarchie, qui e altrove. Il globale ci interessa quindi per il suo significato eminentemente politico: la critica del globale può alimentare un pensiero polemico ma non limitato alla polemica, teorico ma non confinato in una teoria precostituita, politico in quanto di classe.

La nostra modesta proposta è allora non solo una critica delle istituzioni politiche ed economiche della società globale, delle scienze, delle tecnologie e delle ideologie che la governano, ma anche e soprattutto una critica delle parole, dei discorsi e delle pratiche che la contestano. Una modesta proposta è un modo di essere dentro al dibattito, tra discorso e organizzazione, sapendo che la critica teorica non risolve il problema politico dell’organizzazione, ma mostra l’insufficienza dei modelli organizzativi dati: la nostra proposta è mantenere il problema aperto e non risolto, sapendo che in questo vuoto, con modestia e classe, stiamo dalla parte di precarie, operaie e migranti nei loro movimenti globali.

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