sabato , 20 Aprile 2024

Abbiamo una casacca diversa, anche se lavoriamo sotto lo stesso tetto. A., metalmeccanico

Delegato RSU in Bonfiglioli Riduttori, Bologna.

Dove lavori? Da quanto tempo? Che tipo di contratto hai?

Lavoro in un’azienda di Bologna, la Bonfiglioli Riduttori, all’expo di Calderara. È un’azienda metalmeccanica a cui è applicato il contratto nazionale metalmeccanico. Sono in Bonfiglioli dal maggio 2001, ho fatto più o meno un anno da interinale, poi sono stato assunto e ho fatto tutto il percorso di crescita.

Che ruolo ricopri all’interno dell’azienda?

Sono operaio e sono un delegato sindacale.

Qual è la situazione nella tua azienda? Quante persone ci lavorano e con che tipo di contratto?

La Bonfiglioli è un’azienda dislocata su tre stabilimenti, a Bologna a Vignola e a Forlì. Nel bolognese siamo intorno alle 500 persone, dislocate su più stabilimenti. Le differenze nei contratti riguardano le varie filiere. I lavoratori non sono tutti dipendenti Bonfiglioli. La produzione, l’amministrazione e tutto quello che riguarda l’azienda viene gestito da questa, poi, per quanto riguarda altre attività, esse sono date in appalto: alla Manutencoop è affidata la pulizia, la mensa è della Camst, la logistica della Ceva logistics (azienda di trasporti) che a sua volta ha dato il suo incarico in subappalto a una cooperativa di facchini. Quindi abbiamo diversi tipi di contratto, commercio e turismo e, per la cooperativa, penso che sia quello relativo ai trasporti.

Stiamo parlando di contratti a tempo indeterminato?

Allora, diciamo che per la stragrande maggioranza si. Ho qualche dubbio sulla cooperativa, non sappiamo effettivamente come funziona, perché loro sono molto avanti, lavorano con i cosiddetti “job on call”, cioè ti chiamo se c’è bisogno, poi puoi fare un’ora, ne puoi fare due, o otto nove dieci. Comunque gli operai assunti Bonfiglioli, Ceva, Camst e Manutencoop sono tutti a tempo indeterminato. Escluso qualche impiegato che magari sarà un precario a tempo determinato assunto con contratto Bonfiglioli diretto, senza agenzie e senza niente.

Parlando di sciopero, tu come hai visto lo sciopero del 6 settembre, ci sono state difficoltà all’interno della tua azienda nell’organizzazione?

No, la mia azienda era abbastanza organizzata, poi i temi erano scontati, quindi sono stati molto sentiti dai lavoratori: partiamo dalla pressione fiscale e soprattutto l’articolo 8 che prevede determinate cose, dal licenziamento se c’è un accordo tra sindacati, se c’è un accordo con un sindacato compiacente ci può essere, che ne so, un sorvegliante…Per tutti questi motivi, lo sciopero è stato molto sentito.

Per quanto riguarda i lavoratori che hanno un contratto diverso da quello indeterminato, anche se mi hai detto che non ce ne sono…

No, no. Un paio di anni fa l’azienda ha attraversato una crisi e molti lavoratori a termine, per lo più interinali, hanno perso il lavoro perché…noi avevamo una particolarità in Bonfiglioli, praticamente vi entravi tramite agenzia, stavi un anno con noi, poi l’azienda ti assumeva facendo un contratto di sei mesi e dopo 18 mesi venivi stabilizzato. Solo che dopo la crisi la maggioranza è stata stabilizzata, ma qualcuno purtroppo che era lì da sei o sette mesi, scaduto il contratto, lo hanno lasciato a casa.

Ma tra gli impiegati, c’è ancora qualcuno che non è stabilizzato. Quindi, quali problemi potrebbero trovare nell’ipotesi di uno sciopero?

Guarda, per quanto riguarda gli impiegati, abbiamo un problema storico perché non riusciamo a contattarli quindi non ti posso dire più di tanto. Diciamo che in officina non c’erano problemi quando c’erano i vari precari, c’è sempre stata una certa solidarietà, sin dal primo giorno. Poi hanno visto una rappresentanza sindacale sempre abbastanza vicina.

E per quanto riguarda il rapporto con il datore di lavoro?

Con il datore di lavoro eravamo sempre noi lì a controllare, abbiamo sempre evitato che ci fosse un contatto diretto sai, minacce, pressioni e roba varia o promesse stupide alcune volte.

È mai capitato di dover affrontare dei contrasti tra il datore di lavoro e uno o più lavoratori precari?

Beh, sempre in termini generali. Non ci sono mai stati problemi particolari. Poi l’azienda, devo essere sincero, su certe cose era abbastanza attenta anche perché avevamo degli accordi interni abbastanza rigidi.

C’erano differenze salariali tra lavoratori con contratti diversi?

No, loro venivano assunti tutti con lo stesso contratto. Il terzo livello metalmeccanico era quello con cui venivano inseriti.

Quindi non credi che i precari, almeno per quanto riguarda la tua esperienza, abbiamo meno possibilità di intervento sul loro lavoro?

No, no, siamo anche molto presenti sull’organizzazione del lavoro. L’unica cosa su cui non riusciamo a sapere nulla o quasi è la cooperativa.

E a questo riguardo, si sta pensando a come organizzarsi?

Si, ma il problema è che lì ci sono molti extracomunitari e loro hanno situazioni molto ma molto difficili. È difficile arrivare sindacalmente, poi se c’è qualcuno che parla con noi, il giorno dopo non c’è più, magari poi ti raccontano che è andato a lavorare da un’altra parte.

Quindi c’è anche una certa difficoltà a parlare con voi da parte degli stessi lavoratori…

Si, si. A parte la lingua per cui è difficile a volte capirsi. Molti di loro sono Pakistani, quindi si fa difficoltà proprio a livello di lingua.

Cosa ne pensi di uno sciopero del precariato/dei precari?

Io sono contro la legge 30 in assoluto, quindi per me il lavoro deve essere, al di là di tutte le fesserie che si raccontano sui giornali sul fatto che bisogna essere “imprenditori di sé stessi”, uno deve avere la certezza, quindi io sono favorevolissimo allo sciopero e vorrei che tutti i sindacati fossero interessati.

E si è già parlato di questa eventualità?

Per quello che ne so io, no. Poi torno a dire, magari è anche poco sentito tra i lavoratori una cosa del genere in questo momento, perché adesso si sentono tutti precari. Sai, con l’introduzione di determinate norme, dal collegato lavoro di un anno fa, all’articolo 8 adesso, un po’ le deroghe che si possono fare al contratto nazionale… è in quest’ottica che i lavoratori sentono di più l’esigenza di un intervento, parlo comunque sempre della mia realtà.

Quindi anche chi ha un contratto c.d stabile ha questa sensazione di essere precario..

Sì, questo sì.

Ed è venuta fuori da parte dei lavoratori l’esigenza di una qualche iniziativa del genere?

Sì, però quello che ci viene chiesto riguarda la manovra. Non è sentito come problema perché non è vissuto, a parte i facchini, ma lì viene a mancare un po’ di solidarietà. I facchini sono precari sicuramente, però è molto difficile alcune volte, vengono fuori degli egoismi, sai, è un’altra casacca, meglio a loro che a me, eccetera..

C’è quindi una certa competizione tra i lavoratori?

No, più che competizione è un discorso che riguarda il fatto che hanno un’altra casacca e quindi è come se fossero un’altra azienda, nonostante si lavori sotto lo stesso tetto.

Questi “altri” lavoratori si rivolgono a voi?

Alcuni, anche perché siamo molto limitati, in quanto sono un’altra categoria, sai, io sono in FIOM Metalmeccanica e fai molta fatica ad intervenire, se non in termini di condizioni generali, spogliatoio,etc. Per esempio, i lavoratori della Manutencoop non avevano diritto alla mensa e siamo intervenuti come sindacato per far avere loro gli stessi nostri diritti, però sono queste cose qui, non possiamo entrare nel merito del contratto… sarebbe una bella cosa avere un contratto unico.

E nel caso vogliano rivolgersi a qualcuno, cosa possono fare?

Quando vengono da me, li indirizzo al sindacato di categoria, il FILCAMS o FILT, ma poi non so quanti di questi ci sono effettivamente andati.

Non ci sono rappresentanze nell’azienda per questi sindacati?

No, assolutamente no. Penso che nelle cooperative siano previste, ma è una questione più territoriale, cioè c’è un sindacato territoriale che si occupa, tra virgolette, anche delle vicende degli stabilimenti.

Per quanto riguarda i lavoratori della cooperativa, che mi dicevi essere prevalentemente extracomunitari, com’è stata vissuta l’esperienza dello sciopero del 1 marzo?

Lì facemmo intervenire il Coordinamento Migranti, facemmo fare un’assemblea al Coordinamento. Lo sciopero fu molto sentito da parte dei nostri migranti, sai la situazione del permesso di soggiorno, poi vennero dei ragazzi che fecero un’ottima assemblea, quindi gli argomenti c’erano: la legge Bossi-Fini, quello che stava succedendo a Brescia e quello che era successo in Calabria. Per quanto riguarda i migranti della cooperativa, c’è stata l’adesione di singoli.

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